Per il nostro territorio vi sono nuove opportunità da cogliere

Le riflessioni del sindaco Gaetano Prencipe sulla governance del sito industriale ex Enichem e delle aree prospicienti il Porto alti fondali mi paiono largamente condivisibili. In premessa, dobbiamo sapere che affrontiamo una questione complessa, che pone problemi altrettanto complessi, e come tale merita soluzioni all’altezza.
Governare processi di sviluppo che chiamano in gioco differenti competenze territoriali (comuni di Manfredonia, Monte Sant’Angelo e Mattinata), amministrative (consorzio Asi e Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale), istituzionali (Ministero dell’Ambiente e Regione Puglia) è cosa difficile e ambiziosa. Eppure bisogna farlo, perché, dal mio punto di vista, su quelle aree si gioca una parte consistente delle possibilità di sviluppo della nostra città.
E qui entra in giuoco la politica. Di questo mi sono sforzato di parlare in campagna elettorale, non di promesse. Lo sottolineo, perché se noi per primi non diamo dignità a quel che facciamo, sosteniamo l’interesse di chi della politica non ha bisogno, chi mette in dubbio le competenze, guarda con sospetto alle agenzie pubbliche e non accetta il metodo della discussione pubblica razionale e informata. Sono convinto che la politica non si faccia con gli appelli – tanto meno se hanno il sapore démodé dei tribunali del popolo post sessantottini ai quali per scelta di vita non mi sottoporrò mai – piuttosto ricorrendo alle armi del confronto, dell’ascolto e del rispetto reciproco, sapendo che non si gioca senza regole e che il “pallone” lo abbiamo pagato tutti.
Non v’è dubbio che ognuno dei soggetti, enti o istituzioni, che hanno competenze su quel sito svolga le proprie funzioni nel rispetto delle regole e delle decisioni vincolanti assunte nel passato. Ciò che è venuta meno è proprio la capacità politica di declinare scenari comuni e condivisi all’interno dei quali orientare scelte e decisioni di tutti i soggetti coinvolti. E qui sta il nocciolo del problema posto da Gaetano: di quali strumenti disponiamo per assicurare una governance condivisa e produttiva dei destini di quel sito? E io aggiungo: quale proposta politica avanziamo per orientare e vincolare quella governance a processi democratici e partecipati? Detto altrimenti: di quale proposta di sviluppo disponiamo?
L’immobilismo di questi anni (dovuto principalmente alla dura e persistente congiuntura economica negativa), è inconciliabile con gli scenari che la “fase” attuale pone. Vi sono nuove opportunità da cogliere e problemi antichi che richiedono soluzioni audaci e originali. Sta tutto qui lo spazio che la politica cittadina dovrebbe sforzarsi di occupare. E’ uno spazio enorme che richiede creatività e buon senso. Soprattutto la ricerca di soluzioni condivise, partendo da alcuni assunti che nessuno è legittimato a mettere in discussione: la bonifica delle aree interessate da fenomeni d’inquinamento va portata a termine in sicurezza e nel tempo più breve possibile; mai più quell’area dovrà essere oggetto d’insediamenti produttivi potenzialmente nocivi per la salute dei cittadini di Manfredonia. Al contempo vanno rivendicate tutte le opportunità di sviluppo che le infrastrutture esistenti possono generare, perché sono molte e possono diventare concrete.
L’assenza di un organo di governo politico a Palazzo San Domenico è senza dubbio un limite a questo scopo, dunque la politica deve tornare a far sentire la propria voce e provare a supplire a questo “deficit”. È una sfida per tutti i partiti e i movimenti, senza distinzioni di sorta. Va affrontata con senso di responsabilità e rispetto di ruoli e funzioni, perché la democrazia non si assume a piccole dosi (a seconda della convenienza), ma in un’unica soluzione, con tutta la fatica che è necessaria.
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