Solo la cultura del rispetto può contrastare efficacemente la subcultura della sopraffazione violenta e porre fine alla strage di donne

Il 5 luglio, nella pugliese Cerignola, una donna è stata uccisa nel suo appartamento.

Il 5 luglio, nell’emiliana San Varano, si è spento uno dei luminari della bioetica e tra le più grandi menti libere e atee del dopoguerra.

Una tragica coincidenza che connette tra loro i destini dell’ennesima vittima di femminicidio e del principale sostenitore della fecondazione assistita da intendersi anche come affermazione della libertà di scelta della maternità.

 

È del tutto evidente, anche pensando all’assassinio di Nunzia, l’importanza del lascito etico, scientifico, culturale, civico di Carlo Flamigni. Le sue idee e parole devono vivere nella coscienza di ognuno di noi che si professi parte senziente e attiva della comunità, e devono essere oggetto di studio e confronto tra i più giovani per disseminare una nuova consapevolezza delle specificità dell’universo femminile e del doveroso rispetto che a quel meraviglioso universo è dovuto.

 

Perché solo la cultura del rispetto può contrastare efficacemente la subcultura della sopraffazione violenta e porre fine alla strage di donne.

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